«Le portai un pacchettino con dei biscotti fatti da me (ci attorcigliai persino un nastro rosa). E lei mi raccontò tutta la storia di quel libro dai magici poteri, capace di risvegliare lo spirito del cuoco-bambino persino nel più arido cuore di incallito renitente alla cucina. Un libro di ricette per bambini senza neanche la foto di un piatto (inimmaginabile al giorno d’oggi!), ma che era ancora capace di far sognare tanta gente. Era il libro con il quale avevo imparato a cucinare e che non avevo mai smesso di amare»
~ Sabrine d’Aubergine
Mi serve il vostro aiuto. Vorrei risolvere un mistero. Ma prima vi racconto una storia.
A Giugno 2009, negli anni d’oro del food blogging, nasce Fragole a merenda, lo spazio di un’appassionata, non una cuoca professionista, non una fotografa, ma una persona curiosa, che crede nel valore della cucina e desidera aprire le porte della propria casa e condividere le ricette della propria vita. È firmato da Sabrine d’Aubergine, «una vecchia ragazza innamorata del mondo», che pubblicherà tre libri deliziosi con Guido Tommasi Editore: l’omonimo Fragole a merenda nel 2014, Finalmente Natale nel 2016 e Il fornaio della domenica nel 2019.
Sono tutti e tre libri molto belli, delicati, pieni di cose buone, ma se dovessi consigliarvene solo uno sceglierei probabilmente il primo, dedicato solo a merende e colazioni, e impreziosito da racconti originali dell’autrice, ulteriori rispetto alle introduzioni delle ricette, che lo rendono una vera perla del food writing italiano.
Ma perché parlarne proprio ora? Per colpa di Nonna Papera (che ho tirato fuori nella scorsa newsletter).
Nel 2010, accortasi che Il Manuale di Nonna Papera stava per festeggiare 40 anni dalla sua pubblicazione, Sabrine d’Aubergine inizia a recuperare le ricette di questo cimelio della sua infanzia e a proporle sul blog, incoraggiata e seguita da molti suoi lettori, che la aiutano nell’opera. Questo fermento la porta ad essere contattata da una giornalista americana che, facendo ricerche sui dolci italiani, è approdata sul blog incuriosita dalla “torta di Nonna Papera” di cui non aveva mai sentito parlare.
Sabrine racconta il suo sgomento nello scoprire che la nostra immagine di questa nonna americana, che sforna pie a ripetizione dalla cucina della sua fattoria, era stata, in realtà, creata esclusivamente dagli editori italiani di Topolino e non trovava riscontro nel suo omologo americano, e che le ricette incluse nel libro tanto amato erano state redatte da una penna italiana.
Il desiderio di trovare questa persona, la vera Nonna Papera, è forte, ma la ricerca è complicata: è passato troppo tempo, impossibile risalire alla squadra che si è occupata di quel progetto. Inaspettatamente, due anni dopo, Sabrine riceve una mail da una signora di nome Luisa Ribolzi: sociologa e docente universitaria, all’epoca quasi settantenne, che non hai mai dimenticato il suo primo lavoro in Mondadori e la ricetta della sua torta di carote che, insieme ad altre, diede vita al Manuale di Nonna Papera.
Un colpo di fortuna, un incontro incredibile, una di quelle coincidenze alchemiche che si verificano quando questo assurdo mondo digitale funziona nel verso giusto e che si conclude con la ristampa del libro di ricette per bambini, prima in edicola, poi nel 2015 in veste ufficiale a cura dell’editore Giunti. Senza contare le aste Ebay impazzite per la ricerca delle prime edizioni del ricettario e un articolo sul Corriere della Sera, del 21 Aprile 2012, a firma di una giornalista che credo riconoscerete immediatamente.
Sabrine d’Aubergine è uno pseudonimo e chi si cela dietro le ricette eleganti, i racconti poetici ed onesti, le foto splendide non sembra saperlo nessuno. Il nome Sabrine d’Aubergine è nell’elenco delle persone che vorrei intervistare, fin dalla prima originale stesura della Lista due anni fa, ma alla mail di richiesta che le ho inviato non ho ancora ricevuto risposta e ho notato che sia il blog sia il profilo Instagram non vengono aggiornati da parecchio, cosa che rende tutto più complicato.
Prendo, quindi, ispirazione proprio da lei, autrice e blogger del mistero nonché topo-investigatrice, e mi chiedo se qui non ci sia qualcuno che possa avere informazioni su come contattarla, o sappia per certo che non vorrebbe essere contattata, in modo che possa mettermi l’anima in pace e limitarmi a leggere e cucinare dai suoi libri. Aspetto vostre notizie.
Tutta la ricerca di Nonna Papera, raccontata bene.
Del Manuale scrive anche Alberto Capatti su Casa Artusi.
Food&Wine sui libri di cucina per bambini.
Come si sono evoluti i libri di cucina pensati per i bambini? Lo spiega Eater.
Avete festeggiato San Patrizio? Siete ancora in tempo per una serata a tema con questo menù di Martha Stewart.
Se non l’avete ancora fatto provate la Chocolate Guinness Cake: quella di Nigella.
O quella di Donal Skehan.
Due dei miei miti insieme: Dorie Greenspan intervista Donna Hay.
Kai è l’unico ristorante in Irlanda ad aver ottenuto la stella verde Michelin, a guidarlo la chef Jessica Murphy, che parla del suo lavoro in cucina e del suo impegno politico su Radio Cherry Bombe.
Un documentario che mi spaventa, ma che vorrei vedere.
È arrivata la settima stagione di Somebody Feed Phil su Netflix, ma visto che siamo in tema Irlanda perché non recuperare la puntata su Dublino.
Domenica scorsa è stato Saint Patrick’s Day, quindi, puntuale come un leprecauno, ecco la mia playlist per cucinare (o ubriacarvi al pub). Ci ho messo artisti irlandesi di varie estrazioni musicali e vi invito ad ascoltarla fino alla fine, per avere la conferma che la serietà non mi appartiene e che sarò sempre figlia del becero pop.
🍺 ascoltando questa playlist avrei dovuto cucinare, ma alla fine mi sono aperta una Guinness.
Per chiudere il cerchio e unire Irlanda e “investigazioni”: il burro Kerrygold è finalmente arrivato in Italia (forse lo avrete visto tra le mani degli ultimi concorrenti di Masterchef). Sono anni che vorrei provarlo, vista l’ottima fama di cui gode, ma non riesco a trovarlo, quindi vi lascio perché devo passare al setaccio i supermercati della provincia. Ciao!
Si scrive troppo e male di cibo, non c’è reale bisogno di tutto questo “food writing”, ma il tuo modo elegante e curioso restituisce valore a un modo di usare cibo e scrittura super strumentalizzato e spesso deprecabile. Complimenti a te che riesci a farlo bene🌸
No vabbè Francesca ma che meraviglia!! Grazie, adoro tutto