Sfoglia chiacchiera con Melissa Forti
pasticciera, autrice, imprenditrice, Cafè Duse, Copenhagen
La prima parola che associo a Melissa Forti è unicità. Il suo stile, la sua estetica sono inconfondibili nel panorama italiano, fin dal 2013, quando decise di trasformare il suo primo, piccolo negozio di torte e cupcake in una vera tearoom. «Era tempo di crescere» e creare un luogo che le somigliasse, unico, appunto, davanti al quale italiani, e turisti, si ritrovarono ad attendere in lunghe file, nelle viette di un borgo medioevale, per entrare in un posto speciale, sospeso nel tempo. Pareti verde inglese, divani di velluto rosso, mobili di antiquariato e teiere d’argento: l’atmosfera di un gentlemen club, un luogo che un personaggio come Mycroft Holmes avrebbe frequentato per rimpinzarsi di prelibatezze, che Oscar Wilde avrebbe scelto per rilassarsi e leggere il giornale del mattino. Un tesoro nascosto che si immaginerebbe in una via riparata di Marylebone e che, invece, si trovava a Sarzana, città della Liguria, nel cuore della Lunigiana.
L’unicità di Melissa si manifesta anche nella sua creatività, che si muove a partire dallo studio e dalla ricerca delle tradizioni, italiane e internazionali, e da una collezione di ricette antiche, alcune risalenti al 1850, altre, illegibili, che ha dovuto ricostruire e reinterpretare, conosciute attraverso i suoi viaggi e le esperienze all’estero.
C’è anche un grande senso di coerenza e determinazione in questa sua unicità, una chiara visione che ritorna, anche a distanza di anni. Sfogliando il suo secondo libro, dedicato ai dolci natalizi, pubblicato nel 2020, si nota in una foto la copertina di un libro, “Eleonora Duse. Viaggio intorno al mondo” (Skira, 2014), la biografia della grande artista italiana, che è oggi ispirazione per il locale di Copenhagen, aperto a Marzo 2022, in cui Melissa esprime la sua arte: un’elegantissima sala da tè, in cui ogni dettaglio, dal menù, all’arredamento, al meraviglioso servizio da tè, realizzato a mano in Giappone, è stato pensato e voluto da lei e che si chiama, appunto, Cafè Duse.
In ogni suo libro Melissa Forti sembra raccontarci dei segreti e farci entrare nel suo immaginario, senza mai dimenticare l’autenticità e la bontà delle sue creazioni. «Credo che bellezza e gusto si nascondano dietro la semplicità» e questa ricerca del vero, e del bello è chiara non appena le si parla. È davvero un grande onore per me avere ospite un’autrice e una professionista come Melissa, poter raccontare la sua grazia e quel romanticismo, forse d’altri tempi, che anima il suo lavoro e di cui, credo, tutti avremmo molto bisogno, come tutti avremmo bisogno di assaggiare, almeno una volta, la sua Torta Tiramisù.
Le torte: perché?
Non so davvero! Nulla è stato premeditato. Le torte sono entrate nella mia vita per caso. Posso dire che sono entrate perché la mia porta era aperta. Ero alla ricerca di qualcosa di nuovo che mi emozionasse e divertisse, e sono arrivate loro. Da quel momento la nostra storia è diventata una vera storia d'amore che si rinnova ogni volta che una torta esce dal forno!
I ricordi sono molto presenti nel tuo modo di raccontare il cibo: qual è il tuo primo ricordo legato ai dolci?
I ricordi della mia infanzia non sono come le persone forse immaginano. Non vengo da una famiglia numerosa e non ho avuto mia nonna che mi ha insegnato a fare dolci. I ricordi che ho, e ai quali resto ancora ancorata, sono i pochi ma veri momenti di gioia che ho vissuto e che cerco sempre di tenere vivi dentro di me. Il mio primo ricordo legato ai dolci? Il ciambellone al limone che una signora mi faceva per merenda quando mia madre mi lasciava da lei perché doveva lavorare. Me lo faceva spesso e nella sua semplicità era profumatissimo! Non lo dimenticherò mai. Non sono ancora mai riuscita a farlo come lo faceva lei!
Hai sempre avuto un’estetica molto precisa, che rimanda all’Inghilterra vittoriana, e ricorre nei tuoi locali, ma anche nel design dei tuoi libri: come l’hai elaborata?
Ancora una volta devo dire che nulla è stato premeditato. Ho solo messo insieme tutte le cose che mi piacciono, o almeno alcune, perché in realtà cambio spesso gusti man mano che evolvo in questa vita, quindi non è escluso che un giorno farò qualcosa di completamente diverso... chissà!
Sei una grande studiosa e collezionista di libri di cucina, come ti approcci alla creazione delle tue ricette?
Sono sempre curiosa e alla ricerca, è vero, anche se in questo periodo ho meno tempo per andare a spulciare mercati e librerie. Di solito scelgo una ricetta per la sua storia, la sua tradizione e il suo significato, sia esso storico o emotivo, ma spesso faccio torte semplici che, lo dico sempre, non sono facili! Possono sembrarlo, ma spesso proprio nelle cose che riteniamo facili, c'è l’insidia.
I tuoi libri sono stati scritti in inglese e pubblicati prima nel Regno Unito, eppure il legame con l’Italia nelle tue creazioni è indiscutibile: come mai hai fatto questa scelta editoriale?
Non è stata una scelta, anzi! Ancora una volta ho seguito il flusso delle cose. Il libro era stato presentato a molti editori, italiani compresi, ma semplicemente l'Inghilterra ha risposto per prima. L'Italia ha poi comprato i diritti e pubblicato I miei libri, così come la Germania.
Quali sono oggi le tue più grandi fonti di ispirazione?
La natura, la verità, l'onestà intellettuale, la ricerca di me, i percorsi strani della vita. Non ho altre fonti a cui mi ispiro. Vado avanti come piace a me. Forse questo mi renderà impopolare, ma la vita è davvero difficile e spesso mi rinchiudo nel mio mondo fatto di cose che alcuni definiscono utopistiche, ma a me non importa. Mi fa star bene guardare la natura, aspirare sempre alla verità e all'onestà. Lavoro molto su me stessa per essere sempre più a mio agio nei miei panni e mi interrogo di continuo su dove sono, chiedendomi spesso dove andrò. Fare dolci per me ha una connotazione viscerale e terapeutica, che riesco ad alimentare solo quando mi connetto a tutte queste cose.
Spostiamoci sul “salato”. Ti piace cucinare? Che genere di cucina preferisci?
Mi piace molto cucinare. Sono vegetariana, e da quando ho fatto questa scelta, ormai 11 anni fa, ho sperimentato molto, anche se il mio palato è piuttosto basico. Non amo i sapori troppo forti, mi piacciono tantissimo le zuppe, le vellutate. Adoro la pasta, il pane e la pizza, ma Margherita, sempre. Sono una purista in fatto di pizza. Amo la cucina di casa, le cose semplici, vere, tramandate. Non sono per i virtuosismi in nessun campo. Preferisco un piatto di pasta al pomodoro preparato a regola d'arte! Lo dico sempre: se un ristorante sa fare un buon sugo di pomodoro, allora è un buon ristorante.
Il tuo libro natalizio “Natale. I dolci delle feste come piacciono a me” pur mantenendo quel romanticismo che ti caratterizza, nasconde una certa malinconia. Che rapporto hai con il Natale?
Ho sempre amato tanto il Natale. Sono tradizionalista per quanto riguarda il Natale, quindi il mio albero è rosso, verde, oro. Amo i canti di Natale e tutti i cliché che lo accompagnano, ma ultimamente è un po’ difficile per me viverlo in serenità. Sono mancate delle persone importanti nella mia vita, mia mamma, la mia gattina. Beh, la vita va come deve andare…Il Natale è famiglia e questo lo sappiamo tutti. Per me non è più come prima, ma fare dolci anche solo per gli amici mi regala la stessa sensazione di essere in famiglia.
Trovo in te due anime che convivono: a Sarzana hai fatto innamorare gli italiani di torte a strati e afternoon tea, oggi invece a Copenhagen servi ai danesi la nostra pasticceria mignon e i biscotti da tè. Come sono nate queste scelte?
Questa intervista è il totale opposto di quello che uno si aspetta, ma devo essere sincera ancora una volta e dire che tutto è venuto naturalmente, senza forzature. Semplicemente ho portato in Italia la mia esperienza all'estero e all'estero ho portato le mie radici italiane, perché per me è un modo di farmi conoscere.
Domanda “hot”: cornetto (e non dico croissant apposta perché hai origini romane e quindi sai cosa intendo) o girelle alla cannella?
Cornetto alla romana per sempre! Voglio un’alveolatura ampia, voglio la glassa sopra, lo zucchero e sopratutto un cornetto per me deve avere i corni chiusi! Altrimenti, che cornetto è?
3 libri di cucina consigliati da Melissa:
Melissa Forti, Il senso di Melissa per le torte, Guido Tommasi Editore, 2017 (link)
Il mio primo libro.
Melissa Forti, Natale. I dolci delle feste come piacciono a me, Guido Tommasi Editore, 2020 (link)
Il mio secondo libro.
Melissa Forti, ?
Il mio terzo libro, che uscirà presto, ma di cui non posso dire molto, se non che sarà ancora più personale, diviso in tre capitoli e l’ultimo capitolo…posso dire che farà felici molte persone!
Fuori menù:
Se avete voglia di vedere Melissa “dal vivo”, non potendo andare a Copenhagen, su Sky/Now tv troverete gli episodi di “Maitre Chocolatier - Talenti in sfida”: un talent dedicato ad esperti cioccolatieri, promosso da Lindt, di cui Melissa è giudice, insieme a Giorgio Locatelli e Nico Tomaselli
Sfoglia ha appena sei mesi, in pratica abbiamo appena iniziato lo svezzamento, ma le soddisfazioni che mi sta dando sono enormi. Ho un grande timore reverenziale nei confronti delle autrici e professioniste che stimo e la gentilezza di Melissa, la sua disponibilità nel rispondere alle mie domande, sono state davvero un regalo. Il Natale di Sfoglia non si ferma qui, anzi, la prossima settimana, giovedì 15, arriverà una nuova imperdibile guida a libri che hanno a che fare con il cibo, perfetti da regalare, suggeriti dalle amiche di questa newsletter. Se intanto vi servono idee e avete perso la prima Guida ai regali di Natale, con le mie 12 proposte, recuperatela qui.
È giunto il momento di salutarci e di andare ad aprire, come da tradizione, il primo panettone della stagione. Che sia il primo di molti!