Sfoglia 3 libri di cucina per il Visconte che mi amava
questa Autrice torna dopo una lunga assenza
Inutile sottrarsi, questa Primavera 2024 è ormai consacrata a Bridgerton, la serie adattamento dei libri romance di Julia Quinn, prodotta da quella macchina sforna successi-strappa-cuore che è Shonda Rhymes.
Considerando la mia debolezza nei confronti di tutto ciò che è legato al Regno Unito, non sono stata capace di sottrarmi al fascino di questo prodotto, che non brilla certo per profondità di contenuti, ma ha comunque dei meriti: è stranamente superiore ai libri da cui è tratta (vi giuro che anche la prima stagione, con l’insipido e noiosissimo duca di Hastings, è migliore del libro corrispondente) i costumi sono fenomenali, l’ambientazione da sogno, la colonna sonora e il casting color blind restituiscono ai libri una freschezza e una modernità che non hanno mai avuto.
Detto ciò, quello su cui, puntata dopo puntata, il mio occhio si è soffermato è - neanche a dirlo - l’elemento cibo, presente nella serie, se pur in modo non preponderante, nei rinfreschi dei numerosi balli e soirèe, sulle tavole apparecchiate per il tè pomeridiano e che, dal mio punto di vista, meritava ulteriore approfondimento.
In epoca Regency, quando è ambientata la storia degli incredibilmente affascinanti fratelli Bridgerton, durante il regno di Giorgio III, un tratto caratteristico delle tavole nobiliari era l’eccessivo uso di zucchero, segno distintivo dell’agiatezza di alcune famiglie, usato soprattutto per pasticcini e gelati. Nella serie vediamo spesso i protagonisti consumare gelati: Penelope, nell’ultima stagione, si “ghiaccia il cervello” con un assaggio frettoloso poco prima di incontrare Lord Debling; Anthony, nella seconda, conduce alcuni dei suoi colloqui per la moglie perfetta, proprio al tavolo di una gelateria.
Sono più che altro creme fredde a base di latte, come i syllabub, bevande schiumose servite in delicati bicchieri di vetro, più larghi verso l’alto per trattenere la schiuma e provvisti di un lungo cucchiaino per mangiarla. Oppure i posset, simili alla panna cotta, serviti in apposite coppette di ceramica, come tazze da tè, ma con due manici.
Nella serie compaiono spesso anche torte a strati, come la torta di matrimonio di Daphne, la cui glassa doveva essere simbolicamente bianchissima, o quella imponente di Penelope fatta di ben quattro strati, dato che il minimalismo non appartiene a Lady Featherington.
Volendo cimentarvi nella preparazione di dolci storicamente fedeli al periodo devo assolutamente consigliarvi i libri di
(in particolare Pride and Pudding e Oats in the North, Wheat from the South) un’autrice e storica del cibo incredibile, che ha da pochissimo vinto un James Beard Award e sta lavorando al libro di cucina ufficiale di Bridgerton, che uscirà ad Ottobre 2024.I libri che ho scelto per questo numero, però, prendono più che altro spunto dalla serie per parlarvi dell’universo baking, un termine che purtroppo non ha un corrispettivo in italiano, perché indica genericamente la cottura al forno, di dolci come di salati, ed è un’ossessione tutta britannica.
Ho scelto, quindi, tre baking books che vi possano far scoprire, o riscoprire, prodotti da forno classici del mondo anglosassone, sotto una luce più moderna, più immediata, perfetti per essere incorporati nel vostro repertorio.
Sono 3 libri di cucina per “il Visconte che mi amava”.
1. Linda Collier (ed.), The Great British Bake Off Celebrations, Hodder & Stoughton, 2015
«Every year the Great British Bake Off celebrates anew the special place baking holds in our national identity»
Ecco, ci risiamo. Adesso ricomincia con Bake Off.
A costo di sembrare ripetitiva, sì, parliamo ancora di The Great British Bake Off, la trasmissione che ha portato in tv la quintessenza dell’inglesissimo rapporto con la produzione di dolci e prodotti da forno.
La serie che, contrariamente ai classici reality di cucina, stressanti nella sovrabbondanza di occhiatacce e spirito competitivo, ha celebrato l’allegria, l’umorismo, la solidarietà della cucina non professionale, perché quando si parla di baking la vera sfida non è tra concorrenti, ma tra ciascuno e il proprio forno.
Per anni l’idea del programma era stata rifiutata da diverse emittenti televisive, fino a quando la BBC decise di trasmetterla, ad Agosto 2010, ottenendo un successo senza precedenti per la tv britannica. Ultimamente molte cose sono cambiate: lo spostamento su Channel4, i nuovi conduttori e giudici hanno fatto calare il numero di spettatori di oltre la metà, ma fin dalla prima stagione questa serie ha lanciato la carriera di molti talenti, che hanno pubblicato libri di cucina, aperto bakery, scritto sui più importanti giornali di settore.
Vedete bene, quindi, come dal bacino Bake Off sia possibile trarre infinite risorse, una delle quali è la serie di libri legati alle singole stagioni. Ogni anno, più o meno alla fine della stagione televisiva, viene pubblicato un libro di cucina che raccoglie le migliori ricette, sia dei concorrenti che dei giudici, contestualizzandole in base al tema ispiratore delle sfide di quella stagione.
«Every loaf you bake is a small celebration in itself»
Celebrations è il libro di cucina della stagione 6, quella vinta da Nadiya Hussain che, con una decina di libri all’attivo e varie trasmissioni televisive, è una degli ex concorrenti di maggior successo. Sotto lo stesso tendone, a farle compagnia, c’era anche Flora Shedden, la proprietaria di Aran bakery, una delle giovani food writer che preferisco, che vi ho presentato qui.
Come ha scritto Ruby Tandoh in Eat Up! lo show era «educato e nevroticamente perfezionista. Era puro comfort food britannico, in tutti i sensi del termine» e credo che in questo risieda il suo grande fascino.
Linda Collister, che ha curato tutti i volumi della serie, si è formata al Cordon Bleu ed è autrice di numerosi libri di cucina. Il lavoro su questi libri in particolare è molto interessante, perché da una parte soddisfa il desiderio dei fan della serie di rivivere le sfide più emozionanti, riprovare a casa i piatti più complessi e non scindere bruscamente il rapporto emotivo che si è creato con concorrenti e i giudici; dall’altra è tecnicamente ben fatto, riporta molte informazioni di base e presenta ricette classiche del patrimonio del baking europeo.
«[…] there is nothing like the melt-in-the-mouth sweetness of a delicious pastry to celebrate everything that is seductive about baking»
Se voleste organizzare un picnic estivo, una festa o cimentarvi in una torta madeira al limone, molto simile a quella che il gioielliere, incaricato di adattare l’anello di fidanzamento di Edwina, nella seconda stagione, è desideroso di farsi offrire, adorerete questo libro.
Un altro aspetto che mi ha sempre affascinato del programma è l’approfondimento storico: nelle sfide o nella presentazione dei piatti di ciascun concorrente viene sempre fatto riferimento alla loro origine e alla storia che li riguarda, forse perché gli inglesi sono mediamente grandi appassionati di storia (andate in una qualunque edicola in Uk e guardate quante riviste ci sono a tema storico). In ogni caso questo libro è lo strumento perfetto per ripassare (o scoprire per la prima volta) eccles cake, pie, pudding, soda bread e altre specialità, dolci e salate, inglesi ma anche austriache e francesi.
Quando si tratta di baking, per quanto mi riguarda, le ricette hanno prevalenza assoluta sul resto, perché non credo ci sia situazione peggiore di accorgersi, anche solo leggendo la ricetta (perché la ricetta si legge tutta prima di iniziare siamo d’accordo, sì?!?) che c’è qualcosa che non torna, che un ingrediente presente nella lista scompare misteriosamente nel procedimento, che troppi passaggi sono dati per scontati, che manca una temperatura o la dimensione della teglia è sbagliata.
Celebrations ha una selezione versatile, un’introduzione che spiega il significato di alcuni termini standard della preparazione di prodotti da forno, ricette non troppo difficili, ben elaborate e spiegate, e vi farà ottenere ottimi risultati sul fronte gusto. È un libro allegro, utile e piacevole, che sa parlare a chi ama la campagna inglese, le margherite, l’umorismo e considerevoli dosi di burro.
2. Alex Hoffler, Stacey O’Gorman, Meringue Girls Everything Sweet, Square Peg, 2015
«Reach for the rainbows and you will find that everything is sweet»
Parliamo un attimo di cacca di unicorno.
Tranquilli non mi riferisco davvero al prodotto della digestione della creatura fantastica, quanto a dei ciuffetti di meringa, coloratissimi e sbrilluccicosi, che per un certo periodo sono stati la fantasia dolciaria proibita di mezzo mondo.
Ad inventare questo divertissement edibile sono state Alex Hoffler e Stacey O’Gorman, incontrantesi nel 2012 sul posto di lavoro, nella cucina di un ristorante di East London, decise a creare un brand di pasticceria innovativo e allegro e, soprattutto, incentrato sulle donne. Un brand che fornisse una risposta alle ormai stantie cupcakes e ai pretenziosi macaron.
La loro risposta sono state, appunto, le meringhe: senza glutine, belle da vedere e adatte ad essere trattate in moltissimi modi diversi, sia dal punto di vista dei colori che degli aromi.
Nasce Meringue Girls, prima nella piccola cucina di una delle due, poi in uno spazio in affitto, condiviso con altri, e infine in una bakery a Broadway Market. Le loro creazioni, coloratissime, divertenti, vengono subito apprezzate nella scena street food londinese, spopolano su Instagram e mettono in moto un fenomeno con un enorme ritorno di stampa e una rapidissima crescita social.
Il mondo della moda non tarda a notarle, vengono contattate per catering di brand importanti e, vista la bellezza unica dei loro prodotti, anche per lo styling di alcuni editoriali, tra cui addirittura uno di Tim Walker per Vogue Italia.
Nel 2013 Random House offre loro il contratto per il primo libro (Meringue Girls Cookbook) scattato, come questo secondo, dal mitico David Loftus. Un successo fulminante per due ragazze che non sono cuoche o fornaie professioniste, più food stylist, ma soprattutto imprenditrici con un’ottima idea.
«[…] a hot spiced apple filling in a sugary, cinnamon deep-fried puff pastry case. The stuff of dreams!»
Tra i loro due libri ho scelto il secondo perché ha una prospettiva più ampia rispetto al primo, ci sono più torte e dessert, oltre alle meringhe impiegate in qualunque modo possibile. Ed è innovativo anche il metodo di Alex e Stacey per preparare la meringa: lo zucchero viene scaldato in forno e aggiunto caldo agli albumi montati a neve ferma. Il risultato sono delle meringhe lucidissime, perfettamente croccanti fuori e leggermente appiccicose dentro.
Al pari degli invitanti meringue kiss sono poche le ricette nel libro che non si ha subito voglia di provare: saranno i colori sgargianti, l’estetica della bakery dei sogni, tutta rosa neon e confettini, ma le proposte sono davvero irresistibili. Ci sono i cookiemuffs, un golosissimo ibrido di muffin fatto con l’impasto dei biscotti e ripieno di cioccolato, una pavlova alle ciliegie, che è un dolce strepitoso e di grande effetto, in Italia ingiustamente trascurato, e le apple pie fritte come quelle - che spero ricorderete - di McDonald’s.
Purtroppo a Giugno 2023 il marchio Meringue Girls, dopo 6 anni di attività, è stato venduto e anche se dovrebbe ricomparire a breve, le fondatrici sono ormai concentrate su altri progetti personali. Per nostra fortuna i libri non perdono il loro valore e non potevo trovare esempio migliore per mostrare quante possibilità, quanto divertimento e quanta gioia possano offrire le creazioni dolci, e come si possano ottenere risultati entusiasmanti svincolandosi dalle solite decorazioni.
3. Benjamina Ebuehi, A Good Day to Bake, Quadrille, 2022
«Is there ever a day that can’t be improved upon with a fresh baked cookie?»
Ecco qui: abbiamo fatto il giro e siamo tornati al punto di partenza. Benjamina Ebuehi, ex concorrente della settima stagione di The Great British Bake Off, attualmente al suo terzo libro pubblicato, presenza fissa sul Guardian Feast, Waitrose magazine e altre importanti riviste di cucina. Ha partecipato al programma nel 2016, quando aveva 23 anni, e già allora era chiara la sua capacità di accostare sapori, l’approccio elegante e minimal, concentrato sul profilo aromatico dei suoi piatti.
In questo secondo libro propone ricette accessibili, semplici nell’aspetto, ma piene di sapore, che si possano preparare con facilità a dimostrazione del fatto che «ogni giorno è un buon giorno per preparare qualcosa al forno».
Sono tutte ricette moderne, senza fronzoli, ma legate alla tradizione british, tutte accomunate dall’attenzione agli ingredienti, da abbinamenti adulti, mai eccessivamente dolci. I miei capitoli preferiti sono “herbs & tea” che usa in maniera molto intelligente l’infusione delle foglie di tè e “stone fruit & berries” perché se penso a dolci tipicamente inglesi mi vengono subito in mente dolci con frutta, in particolare frutti di bosco o frutti a nòcciolo.
«Bright, fresh mornings, steady streams of sunlight, afternoons spent outside with family and friends, and long summer evenings, laughing and eating well into the night»
A rendere il libro ancora più bello, se non bastassero il design essenziale e il bordo carta da zucchero delle pagine (io - per rimanere in tema romanzi rosa - mi sdilinquisco con dettagli del genere) ci sono le foto di Laura Edwards, il cui uso della luce è incredibile. C’è un’atmosfera calda nelle sue foto, una luce estiva pesante, che filtra dalle finestre socchiuse creando ombre morbide e rendendo anche i roll alla salsiccia di agnello speziata il piatto più romantico che abbiate mai visto.
Sarà il caldo, sarà l’aver guardato troppe ore di balli, battute di caccia e promenade in verdissimi parchi cittadini, ma in questo momento vorrei solo riempire un cestino di vimini di piatti, dolci e salati, creati con queste ricette, graziose bottiglie di limonata fatta in casa e sdraiarmi su un letto di margherite, come farebbe una degna protagonista della letteratura inglese: come Alice, prima che il sonno la trasporti nel Paese delle Meraviglie, o Emma, che raccoglie fragole nella tenuta di Donwell, ancora incapace di dare un nome ai suoi sentimenti per Mr. Knightley.
Non sparisco. Promesso. Ci vediamo giovedì!
Non c’è nessuno che scrive di libri come te, e quando si tocca la pasticceria britannica raggiungi livelli inarrivabili! Un’altra piacevolissima lettura!
riesci a farti leggere anche da una che non ha visto Bridgerton, pensa te!
(bentornata!!)