Questa è una storia di “corruzione”. Ma è anche una storia di libri e di torte al cioccolato.
È la storia di me che voglio assolutamente intervistare Manuela, proprietaria e anima della Libreria Modernissima di Ravenna, ma sapendola una persona che non ama apparire e temendo una risposta negativa, decido di corromperla con una torta fatta in casa. Non una torta qualunque, sia chiaro, ma l’Unica torta al cioccolato, soffice e fondente, quella tratta dall’Unico libro di cucina che tanti anni fa aveva acceso la scintilla, della mia passione per la cucina, del collezionismo di libri, quella che ho preparato la prima volta a dieci anni insieme a mio padre e che ora preparo per i miei figli.
Il mio “piano criminale” ha funzionato e, con un certo orgoglio, posso ora raccontarvi la storia di Manuela Cristofani che, insieme al marito Maurizio Fermani, nel 1990 ha rilevato quella che attualmente è la libreria più antica di Ravenna. A due passi dalla tomba di Dante e da una chiesa (S.Francesco) in cui i pesciolini rossi amanti dell’arte nuotano placidi in mezzo ai mosaici, esiste, fin dal 1940, la Libreria Modernissima.
«Abbiamo deciso di conservarne il nome che fa un po’ dopoguerra quando, nel gennaio 1990, io e mio marito ne siamo diventati proprietari. Abbiamo iniziato a gestirla senza periodo di affiancamento alla precedente gestione, in totale autonomia e inesperienza. Non esistevano ancora programmi di gestione informatizzata, si lavorava “con carta, penna e tantissima memoria” (e infatti Manuela si è subito ricordata l’editore del libro che contiene la ricetta della torta di cui sopra, n.d.r.). L’unico supporto nella ricerca bibliografica erano tre enormi volumi suddivisi per Autore/Titolo/Soggetto, le cui pagine frullavano avanti e indietro per tutto il giorno. Sembra preistoria, a pensarci oggi».
Forse molti di voi già conoscono questo nome, probabilmente in tanti già seguite l’omonimo profilo Instagram (altrimenti fatelo immediatamente qui, mi ringraziate dopo, n.d.r.) da cui ogni giorno, più volte al giorno, Manuela ci inonda di cultura: poesia, estratti dei suoi libri preferiti, fotografie, dipinti. Un bombardamento romantico, una doccia gelata per la mente, un modo di fare cultura assolutamente naturale, privo di sforzo o affettazione, privo di auto compiacimento, ma dettato dal bisogno di mostrare la bellezza a chiunque voglia guardarla.
I libri: perché?
I libri perché, quando ripenso alla me bambina, la vedo con un libro in mano. Sempre. Ero parecchio vivace e, al contempo, vivevo già grandi inquietudini, che a quell’età non sai attribuire né collocare. Quando ho imparato a leggere è avvenuta una magia, ho riempito tutti i buchi nella pancia e ho iniziato a conoscermi, e riconoscermi. Potevo ridere a crepapelle con Gian Burrasca o sprofondare negli abissi a bordo del Nautilus con Jules Verne, andare dagli Appennini alle Ande con De Amicis o perdermi nella foresta con Orzowei. Non mi son sentita mai più sola. Crescendo, sono cambiate le storie, son cambiati i personaggi e son cambiate anche le inquietudini, ma la magia è sempre quella. Più di trent’anni fa, io e mio marito abbiamo deciso di intraprendere un’attività che ci permettesse di lavorare insieme: non abbiamo avuto un attimo di esitazione, sarebbe stata una libreria il luogo in cui unire le nostre forze.
Cosa significa avere una libreria “emotiva” e indipendente, oggi?
Nell’arco di più di trent’anni abbiamo vissuto in prima linea tutti i grandi cambiamenti del mondo librario e portiamo con noi un enorme bagaglio di ricordi, emozioni e fatica. La passione non é mutata, quella é rimasta identica al primo giorno. L’avvento delle librerie di catena prima e dei colossi online poi, insieme alla politica degli sconti selvaggi non regolamentati, hanno messo a durissima prova le piccole librerie indipendenti per molti anni. Tante belle realtà sono state costrette a chiudere i battenti, preziose librerie di quartiere che erano custodi e presidi di identità e cultura non hanno resistito alle intemperie. Fortunatamente a marzo 2020, è entrata in vigore una legge sulla regolamentazione degli sconti che ci equipara alle grandi realtà, e la pandemia ha inaspettatamente risvegliato la sensibilità e la solidarietà di molti lettori. Meglio tardi che mai! Instagram è stato per noi, negli ultimi due anni, un mezzo potente e inaspettato di comunicazione. Abbiamo vissuto i social per lungo tempo quasi subendoli, poi abbiamo capito che cercare di farne buon uso aveva il potere enorme di metterci in contatto diretto con una grande cerchia di persone per trasmettere la nostra identità e il nostro sentire, trasversale a tutto quello che é bellezza, curiosità, ironia e cultura. Le nostre storie(s) sono piccoli trampolini da cui lanciare la sete di conoscenza, spaziano in lungo e in largo a seconda del sentimento del giorno, mai da un punto fisso. Crediamo sia importante condividere le proprie passioni e far sempre capire chi sta dietro la foto profilo. Sono nati legami bellissimi e scambi preziosi con persone sparse ovunque, persino all’estero. Ecco, intendiamo il nostro fare social pari ad un equipaggio che salpa su una grande barca e ciascuno soffia a pieni polmoni sulle vele per prendere il largo. Insieme. Noi ci sentiamo accolti dalla nostra città che, per la sua identità schiva e riservata, non sempre si concede con facilità. Abbiamo stabilito tantissime relazioni con le persone in questo lungo tempo, sentiamo di aver costruito una grande famiglia, dall’identità atipica e multiforme. Una libreria é una casa in primo luogo, ma anche lo studio di uno psicologo, un luogo in cui si scambiano confidenze, supporto, curiosità, appartenenza, è riconoscersi, carezza, crogiuolo. Libreria emotiva, quindi, perché tutto questo si nutre di emozioni e non prescinde mai dal “sentire” l’altro.
C’è sempre stato il settore cucina in libreria? Secondo te cosa cercano i clienti?
Sin da subito abbiamo tenuto molto al settore cucina che negli anni si è evoluto moltissimo. Per noi è importante che i libri dedicati alla cucina abbiano una veste grafica curata, illustrazioni di qualità e, non meno fondamentale, un buon testo con ricette attendibili. Ci sembra che i clienti cerchino sempre più libri che sappiano raccontare ed evocare sapori e suggestioni, storie di vita intorno ai fornelli, libri che abbiano un’impronta personale. Il ricettario fine a se stesso ha perso fascino rispetto al passato.
Spesso proponete titoli non tradotti
Sì, lo facciamo da trent’anni e lo consideriamo ancora oggi uno dei nostri punti di forza. Ci piace da sempre ricercare e selezionare libri illustrati, anche in lingua originale, perché l’editoria italiana in questo ambito latita ancora molto, purtroppo. Dedichiamo particolare attenzione ai libri di architettura, arte, fotografia d’autore, design, lifestyle e anche cucina. La risposta dei clienti é sempre stata molto positiva, anche in periodi di difficoltà per realtà come la nostra, questo universo non ci ha mai traditi.
Invece a casa ci sono libri di cucina? Li consulti?
Ho tantissimi libri di cucina che hanno una libreria dedicata, è una mania ammetto. Li consulto ogni tanto, ma più spesso li leggo, mi ci perdo. Sono un ottimo antidoto per particolari stati d’animo, un toccasana spazzapensieri.
Un ricordo di cucina di quando eri piccola.
La cucina è stata sempre il regno incontrastato di mia madre e di mia nonna, quasi un filo che ha tenuto unita la famiglia. Il primo ricordo che ho di me in cucina è legato agli “odori” per il ragù. Venivo svegliata la domenica mattina presto per assolvere il compito fisso di tritarli: fiumi di sedano, carota e cipolla che dovevano diventare fini. Sento ancora l’odore di cipolla fissarsi sulle mani e gli occhi lacrimare, mentre le mie due amate “comari” ridevano del disagio provocato. Quello era un atto d’amore, l’ho capito molto più tardi. A casa mia non si disponeva a quei tempi di libri o ricettari, tutto era affidato alla sola memoria delle donne di famiglia.
Hai mai pensato di scrivere un libro?
Sorrido a questa domanda perché sono stata sollecitata più volte a farlo. “Colpa” di Instagram, dove mi è capitato di condividere storielle e aneddoti personali che per me erano una specie di diario. Ma penso che il saper colorire e raccontare un fatto intimo non significhi di default essere in grado di scrivere un libro. La scrittura è una cosa seria, anzi serissima. Quindi no, non ci ho mai pensato. Se per assurdo fosse, sarebbe un romanzo e non un saggio, con spunti autobiografici perché di altro di certo non saprei scrivere.
Domanda “hot”: ragù della nonna o ragù di Manuela?
Risposta “hot”: ragù di Maurizio, mio marito. Ho fatto per anni il ragù della mamma, ma puntualmente non ottenevo mai lo stesso sapore. Colpa della pentola o colpa della mano, non so, penso che le ricette di famiglia uno debba un po’ cucirsele addosso. In questo tentativo sartoriale si è “intromesso” mio marito che ha passione come e forse più di me, ha testato per lungo tempo aggiunte e sottrazioni, documentandosi ampiamente, e devo dire che il ragù di casa è diventato esclusivamente affar suo, intoccabile e sacro per tutta la famiglia.
3 libri di cucina consigliati da Manuela:
Yotam Ottolenghi, Sami Tamimi, Jerusalem, Bompiani, 2013 (link)
Perché, in primo luogo, è stato scritto a quattro mani da un ebreo e da un palestinese e il cibo trovo sia il simbolo di unione e comunione per eccellenza. E’ un meraviglioso viaggio tra le memorie d’infanzia e le strade di Gerusalemme, le ricette sono strepitose e le immagini anche. Purtroppo l’edizione italiana è esaurita e questo è un cruccio per me.
Vea Carpi, Irene Hager, La mia pasta madre, Il pane, i dolci, la vita in montagna, Raetia, 2020 (link)
Dietro questo libro c’é una storia umana bellissima, un progetto di vita che si è realizzato fra boschi e montagne. La cadenza delle stagioni, la magia di farina e acqua mescolate a tanta pazienza, l’amore per quello che si fa, sono la spina dorsale di questo libro “umano” ricco di ricette e aneddoti. Mi piace il vissuto che trasuda dalle pagine.
Cristina Casadei, Nicole Poggi, Un anno in Romagna, Guido Tommasi Editore, 2015 (link)
Questo libro ha risolto l’imbarazzo che provavo quando mi veniva chiesto consiglio su un buon, ma anche bel, libro di cucina mista a Romagna. Non il solito libro su piadina e cappelletti, curatissimo in ogni dettaglio, è uno squarcio bellissimo sulla nostra terra e sul buon vivere.
Fuori menù:
Holly Berfield, una fotografa americana, legge e cucina piatti ispirati alle sue letture, creando poi dei magnifici set con recensione sul suo account Instagram @bookcooklook (ha collaborato anche con Oprah, per dirne una)
Chi sarebbero gli invitati alla vostra cena dei sogni? Cosa cucinereste? bon appétit lo ha chiesto a tanti artisti e autori, tra cui Margaret Atwood
Quando potevo solo immaginare la mia newsletter, prima ancora di parlarne ad alta voce, avevo già in mente quali sarebbero state le prime persone che avrei voluto intervistare e Manuela era lì, in cima alla lista, quindi per me averlo fatto è una soddisfazione grandissima. Spero vi sia piaciuto leggere questo numero e che ora vi sentiate tutti un po’ parte del Circo della Modernissima!
Ad Agosto Sfoglia andrà in (mezza) vacanza e arriverà nella vostra posta un solo numero, invece di due, un numero pensato per chi le ferie se le è tenute alla fine o per chi ha bisogno di prolungare il più possibile la sensazione di essere in vacanza, ma anche per tutti gli altri. Ci vediamo giovedì 11 Agosto con un numero “da ombrellone”, ma anche da baita, da aereo, da treno, da campagna e da città, da dove vi pare insomma.